La domanda più ricorrente che ci si sente porre è: “Ma chi ve lo fa fare!?”. E in effetti dare una risposta, qualora ci si provasse, si rivelerebbe impresa ardua. Forse anche più che pretendere dalle proprie gambe e dall’apparato cardio-polmonare di scalare una montagna come il Blockhaus in bicicletta sfidando le proprie capacità non solo fisiche.
   E così anche quest’anno ce l’hanno chiesto in parecchi, chi ve lo fa fare, quando abbiamo annunciato che non saremmo mancati all’appuntamento annuale con la madre di tutte le montagne del Centro-Sud (ciclisticamente parlando).

   Siamo partiti in due, Franco e Valter, gli altri anni il gruppo era ben più nutrito, dal centro di quel bel paese, di mille anime,  ai piedi del Block e incastonato nel verde del parco della Maiella, Roccamorice a circa 600 metri di altezza. Partiti alle ore 9,50 dopo aver fatto una visitina veloce al bar del centro, un caffè beneaugurante e la boraccia piena ci anticipavano l'arrampicata aiutati dal tempo fin troppo clemente in questi periodi.
   Alle 9,50 in punto la prima pedalata, dopo aver resettato, azzerato, il computerino, e subito svolta a destra in via Roma per puntare verso l'alto, la strada provinciale P64 che si snoda lungo tutto il versante occidentale del Blockhaus e che va a ricongiungersi alle altre due che da Manoppello  e Pretoro raggiungono quota 1600 metri in località Hotel Mammarosa, nota località sciistica e punto di partenza per escursionisti e amanti della natura. Da Roccamorice 20 chilometri di salita continua, durante la quale la mente smette di pensare ad altro che non sia spingere sui pedali, gli occhi guardano solo davanti alla ruota anteriore, ma ogni tanto una vista sul panorama ci scappa.
Il ritmo di pedalata non è veloce (e chi ci riesce!) però è costante, ogni tanto la strada spiana leggermente ma il sollievo è di breve durata quel tanto che ci consente di bere un sorso d'acqua e riprendere il ritmo.
   Salita e ancora salita, prima attraverso il bosco, poi la montagna si scopre e spariscono gli alberi, c’è sole ma non fa troppo caldo perché si è già in quota 1400-1500-1650 metri sul livello del mare, arriva l’hotel Mammarosa-passo Tettone, cominciano a vedersi le antenne in cima, ma c’è ancora un rettilineo bello tosto da superare e poi ancora tornanti, ancora qualche chilometro, fino a raggiungere la vetta, superando le antenne attraverso via Indro Montanelli, il rifugio Pomilio e arrivando fino alla Madonnina del Blockhaus. 2100 metri sul livello del mare, soddisfatti di aver “domato” (si fa per dire) quella che è considerata una delle salite più impegnative d’Europa.
   Davanti alla solennità della Madonnina il sospirato raccoglimento, ognuno coi propri pensieri, è stato bello e ...... commovente.
   Poi, dopo le foto, la discesa e la strana sensazione di arrivare in qualche minuto a Roccamorice, ripercorrendo a ritroso la strada che ha richiesto oltre due ore in salita (e tanta fatica). La concentrazione per passare a settanta all’ora è davvero forte in mezzo ai tholos, strutture in pietra a secco costruite da pastori e contadini come riparo e che ricordano per certi versi i trulli pugliesi, ma la discesa non  consente distrazioni, mollare anche per un istante i freni si rischia di finire in un attimo nel precipizio.
   Alla fine tutto va per il meglio nonostante una fitta nebbia scesa repentina all'ingresso di Roccamorice. L'auto ci aspetta al parcheggio, una veloce sistematina alle bici nel portabagaglio e poi via di ritorno a casa.
   Le gambe fanno un po’ male, perché… hai voglia a dire “salgo col mio passo”… Appuntamento all’anno prossimo, ancora una volta a sfidare se stessi lungo la salita più seducente (e tritagambe) del Centro-Sud e...regola ferrea, mai poggiare il piede a terra, per nessun motivo.
N.B. Per gli amanti dei numeri e delle frivolezze abbiamo impiegato un'ora e trenta per raggiungere Mammarosa ed ulteriori 60 minuti fino all'altare della Madonna delle Nevi in quota 2100 metri s.l.m.
   Il Blockhaus era un fortino costruito sulla sommità dell'omonimo colle nel 1866, al tempo dell'Unità d'Italia, per contrastare il fenomeno del brigantaggio ,diffuso anche sulla Majella. Successivamente venne usato come posto di controllo tedesco negli anni dell'occupazione, ed è questo il motivo dell'insolito nome.