Riflessioni sul Fine Vita...
Era da tanto che mi
tormentava, sapeva che la cercavo, la desideravo, si accorgeva persino che
la sognavo e mi sfuggiva sempre anche quando ero lì nel farmi coraggio e
farla mia ma non ce la facevo era diventata una vera e propria angoscia, una
ossessione dolorosa, soffrivo maledettamente e lei lo sapeva, mi teneva
sulle spine aggrappato a quel mio desiderio.
Lo ammetto mi piaceva, mi piaceva perché era perfetta, ancora più
affascinante di come l’avevo sempre immaginata nei pensieri, persino quando
l’ho vista per la prima volta su quella foto che ho cercato insistentemente,
la passione arriva a tanto, mi aveva colpito la sua forma, la linea snella e
sottile i suoi colori brillanti, insomma tutto quel ben di Dio che facevano
risaltare le sue grazie, un vera e propria goduria per la vista degli occhi
e per il tormento dell’anima mia.
Perchè mai, mi chiedevo, debba soffrire così tanto e sopportare quel
dolore continuo per una creatura che tutto sommato con la bellezza aveva ben
poco da spartire ma, come si suol dire, al cor non si comanda ed io non
avevo alcuna intenzione di abbandonare quel desiderio per tanto tempo
sognato.
Quel sogno lo avevo davanti a me, non più senz'anima, bastava allungare
la mano e finalmente accarezzare quelle sue forme perfette quindi montarla
senza tante cerimonie e farla mia per sempre.
Ora, dopo tanto tempo trascorso a rincorrerla, lei finalmente
è qui
davanti a me, stavo vivendo una situazione reale, niente più sogni, pensieri
scabrosi né rinunce improvvise, mi guardava ed io guardavo lei, una emozione
indescrivibile, un sogno che si è realizzato dopo tanto strazio e passione,
l’ho ammirata senza fiatare per un tempo indefinito poi, ancora incredulo,
ho chiuso gli occhi per rivederla come la immaginavo prima, li riaprii e lei
era ancora lì, splendente e desiderata più che mai. La guardai ancora, il
mio desiderio era troppo forte, ogni minimo dettaglio era ben proporzionato
tutto combaciava ed io che stavolta me la trovavo di fronte mi accostai
dicendole che la sua presenza mi riempiva di felicità e attenuava quel
dolore che per troppo tempo ho sopportato.
Le parlavo e Lei invece non diceva nulla, mi guardava e lei muta mi
faceva però capire, lo intuivo dai suoi silenzi che…. sarebbe stata per me
un’amica fedele, una inseparabile compagna di viaggio.
Ne è passato di tempo ormai e dopo tanti anni vissuti insieme ci siamo
lasciati, l’abbiamo fatto tutto molto velocemente di comune accordo proprio
come si conviene, come l’etica impone e come la natura detta le sue regole.
Le volevo un bene dell'anima ma…come recita un vecchio adagio “.. Ogni
scarpa prima o poi diventa una ciavatta”, un addio non previsto ma tant’è,
il desiderio e la voglia col tempo si affievoliscono e la passione va a
farsi benedire ed è quindi inevitabile che anche gli amori più belli e passionali
prima o poi finiscano.
Ma senza rancori, meglio così, che bisogno c'è di continuare una
relazione quando viene meno la fiducia e prende il sopravvento
l'indifferenza, la freddezza, l'apatia e... soprattutto la vecchiaia?
Inutile girarci intorno, la vecchiaia rende tristi, grigi, malinconici
ed è per questo motivo che ci siamo lasciati, avevo bisogno di nuovi stimoli
e l'occasione non mi è sfuggita per iniziare un'altra vita, una
relazione nuova, un'altra avventura ancora meglio della precedente. Perchè
mai alla mia età dovrebbe essermi preclusa quella gioia che solitamente si
ha quando si è giovani, aitanti e soprattutto nel pieno del vigore
fisico?
Le storie che
toccano le corde dell’anima e dei sentimenti non è detto che debbano finire
sempre bene, la mia è per certi versi finita anche meglio perché quella bici
m’aveva proprio stancato. Vecchia, stanca e rotta, non vedevo l'ora di
disfarmi di un catorcio inutile e brutto.
Aveva fatto il suo tempo, mi aveva regalato tante soddisfazioni per lunghi
anni, l'avevo amata ogni volta che la montavo ma era giunto il suo momento
e, come tutte le cose vecchie e malandate, l'ho abbandonata al suo destino. |